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Libera la mente

NELLA CASA DI VETRO - Giuseppe Munforte

4 Luglio 2015

NELLA CASA DI VETRO - Giuseppe Munforte

E se qualcuno mi chiedesse se questo libro mi è piaciuto cosa risponderei?Risponderei “No!”.Ma, se qualcuno me lo richiedesse dopo un paio di settimane, cosa risponderei?Risponderei “No, cioè, si, dunque, forse si!”.Nella casa di vetro, dove tutto sembra così tremendamente normale, dove nulla ha dimensione, dove la vita scorre dal principio alla fine senza eccitazione, senza suspance, senza quella necessaria adrenalina che dona gusto ed emozione alla vita stessa.La voce narrante: Davide –del quale conosceremo l’identità nelle ultime pagine- è la figura che c’è e non c’è.Forse un fantasma, forse un angelo o forse solo la proiezione della fantasia di Elena, la giovane donna e mamma di Sara e Andreas, che vive in un piccolissimo appartamento in un quartiere dormitorio della laboriosa Milano.Per stessa ammissione dell’autore, il libro è stato scritto a intermittenza, in periodi diversi e (perdonate la presunzione) questa incostanza della scrittura si legge perfettamente tra le pagine che spesse volte ho guardato come un mosaico di scritti presi a caso tra gli appunti dello scrittore.Non nego che spessissimo ho desiderato che le pagine scorressero velocemente, per far durare l’agonia della lettura il meno possibile. Tutto questo fin oltre metà libro, quando d’un tratto la lettura diviene interessante e appagante, intrisa di mistero mentre coinvolge la mente nel tentativo di scoprire e capire chi è Davide.Già, chi sarà questo Davide?Di lui scopro la giovanissima età, il romanticismo, l’amore elevato che lo lega alla sua famiglia e a quei figli che forse non sono suoi. Davide ed Elena, fagocitati dal lavoro, che però gli permette una vita stentata, conducono la loro esistenza inglobati in quella bolla di vetro che è la loro casa, stretti all’inverosimile, tristi, comuni. Non c’è dialogo, non c’è scambio di opinioni, ci sono solo i sogni di Elena che desidera una vita migliore e poi c’è il “nulla” di Davide che si nutre dell’alito dei suoi cari, che vive solo per loro, che con fare (a mio parere) patetico li guarda mentre dormono, li spia, annusa i loro abiti, i loro letti.Davide, che vive solo per loro, muore!O forse non è mai vissuto!O ancora è soltanto il fantasma dei suoi figli!Lo scrittore ha la straordinaria capacità di non farmelo capire.Quale sarà la morale di questo libro, quale il significato che dovrà restarmi impresso nella mente? Forse il vero significato è che oltre noi, oltre la morte, tutto continua a vivere seguendo e inseguendo una realtà che va oltre ogni immaginario, oltre ogni muro di casa, oltre le nostre vite.Scopro a fine lettura che "Nella casa di vetro" è tra i dodici finalisti al premio Strega 2014, probabilmente a saperlo prima, avrei prestato maggiore attenzione ad alcuni passaggi.Un libro la cui lettura avrei avuto piacere di condividere con qualche amico per avere un confronto diretto e tempestivo e cercare di capire se le parole lette, intrise di questo smielato romanticismo, suonano stonate solo a me, o se questo viaggio nel cuore è proprio l’itinerario che l’autore si è prefisso per i suoi lettori!

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